Le infrastrutture verdi sono definite dall’omonima strategia dell’UE come “una rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici. Ne fanno parte gli spazi verdi (o blu, nel caso degli ecosistemi acquatici) e altri elementi fisici in aree sulla terraferma (incluse le aree costiere) e marine. Sulla terraferma, le infrastrutture verdi sono presenti in un contesto rurale e urbano“.
Secondo la definizione della Commissione Europea, le infrastrutture verdi includono la Rete Natura 2000, quale struttura portante, nonché spazi naturali e seminaturali come parchi, giardini privati, siepi, fasce tampone vegetate lungo i fiumi o paesaggi rurali ricchi di strutture con determinate caratteristiche e pratiche, ed elementi artificiali come giardini pensili, muri verdi, oppure ponti ecologici e scale di risalita per pesci.
In particolare i componenti potenziali di un’infrastruttura verde sono:
- aree protette e la Rete Natura 2000;
- ecosistemi sani e aree di alto valore naturalistico al di fuori delle aree protette come pianure alluvionali, zone umide, aree costiere, foreste naturali, ecc.;
- elementi del paesaggio naturale tra cui piccoli corsi d’acqua, macchie boscate, siepi, che possono fungere da corridoi verdi o aree d’appoggio per la fauna selvatica;
- patch di habitat ripristinate tenendo in considerazione determinate specie, per esempio per favorire l’espansione di un’area protetta, per accrescere la superficie delle zone usate da queste specie per nutrirsi, riprodursi o riposarsi, e per agevolare la migrazione/dispersione di tali specie;
- elementi artificiali come gli ecodotti o gli ecoponti, che servono a favorire i trasferimenti delle specie tra barriere di paesaggio insormontabili;
- zone multifunzionali dove incentivare modalità di utilizzo del terreno che contribuiscono alla conservazione o al ripristino di ecosistemi sani ricchi di biodiversità, a scapito di altre attività incompatibili con la vita naturale;
- aree in cui mettere in atto misure per migliorare la qualità ecologica generale e la permeabilità del paesaggio;
- elementi urbani come parchi, pareti e tetti verdi, che ospitano la biodiversità e che permettono agli ecosistemi di funzionare ed erogare i propri servizi creando collegamenti tra zone urbane, periurbane e rurali;
- elementi che facilitano l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del fenomeno stesso, come paludi, foreste alluvionali e torbiere acide (per la prevenzione delle inondazioni, l’immagazzinamento di acqua e l’assorbimento di CO2), che offrono alle specie uno spazio per reagire alle variazioni delle condizioni climatiche.
Le infrastrutture verdi sono sicuramente uno strumento di conservazione e protezione degli ecosistemi e della biodiversità e sono anche in grado di:
- tutelare e valorizzare il capitale naturale e paesaggistico del territorio
- migliorare il funzionamento degli ecosistemi
- mantenere e migliorare i servizi ecosistemici
- promuovere il benessere e la salute della società e sostenere lo sviluppo di un’economia verde e una gestione sostenibile del territorio e delle acque e per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.